Ecco come finisce il mio viaggio a Ekaterinburg, in qualità di conferenziere per il Translation Forum Russia 2010: non riesco neppure ad arrivarci. Il 22 settembre ascolto al telegiornale la notizia di uno sciopero dei controllori di volo francesi. Brutto presagio. Puntualmente, i presentimenti si avverano. Incominciamo con una coda di 40 minuti al check-in della Czech Airlines. Durante l'attesa un'addetta al controllo dei passaporti ci avvisa che l'aereo non è ancora arrivato da Praga. Ciò significa almeno 3 ore di ritardo. Io ho quattro ore di margine a Praga, dove devo fare scalo per raggiungere la Russia, quindi ingenuamente penso ancora di potercela fare. Dopo un paio di falsi allarmi finalmente alle 17:00 imbarchiamo. A bordo il comandante, con quel modo mellifluo e dimesso tipico dei piloti d'aereo, ci dice che ha "cattive notizie". La partenza reale è prevista per le 20:30. Chiedo a uno steward di confermarmi che il volo da Praga ci aspetterà, o che almeno ci sia un'alternativa decente. Il tipo svanisce. Alla fine partiamo alle 19:00 (ora prevista di partenza 13:45). Una volta a Praga, ovviamente la coincidenza è già partita. Il personale di terra mi propone un itinerario alternativo via Francoforte e un'altra città, con cui arriverei a Ekaterinburg praticamente giusto prima di ripartire per Barcellona. Gli dico di trovarmi un posto sull'aereo di ritorno a Barcellona la sera stessa. Ma non è ancora finita. Questo volo, previsto per le 20:45, decolla alle 2 di notte. Arrivo a Badalona alle 5:30, dopo 18 ore, 2 aeroporti e una conferenza (spesato) completamente persa. Aggiungiamoci anche le due mattinate perse al Consolato russo per farmi fare il visto e le decine di email scambiate con gli organizzatori. Un conto in rosso. Ci riproverò quest'altr'anno, se mai m'inviteranno ancora.
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